Per parlare di Carboneria in Italia dobbiamo partire
necessariamente da una data, il 1815, e da un evento, il Congresso di
Vienna. Finito il sogno - certo con tutte le delusioni che procurò
basti pensare a Foscolo e alle "Ultime lettere di Jacopo Ortis" - tornano
i re. Dopo la sconfitta di Napoleone le potenze ridisegnano l'Europa.
L'Italia con Napoleone, pur con tutte le delusioni che procurò
a quanti speravano in una reale unità del paese - era tuttavia riuscita
ad intravedere una parvenza d'unità. Semplificando: al nord il
Regno d'Italia governato dal figlio adottivo di Bonaparte, Eugenio Beauharnais,
al sud il Regno di Napoli sotto Giocchino Murat, le terre dello stato
vaticano occupate dalle truppe napoleoniche entrano a far parte dell'impero
francese, come disse Napoleone, "per togliere il contrasto tra Cristo
morto in croce e il suo vicario che vuole essere sovrano".
Al contrario, il disegno degli architetti della Restaurazione
per l'Italia, l'arcinota "espressione geografica" di Metternich, è
particolarmente duro. L'Italia si ritrova frammentata in dieci stati
e staterelli, il Regno di Sardegna, il Lombardo-Veneto sotto gli austriaci
- che di fatto esercitano un'egemonia politica sul resto del paese,
Parma, Modena, Massa e Lucca, lo stato della Chiesa, il Regno delle
Due Sicilie, le piccole enclaves della Repubblica di San Marino
e del Principato di Monaco, rispettivamente nei regni della Chiesa e
di Sardegna. L'Italia insomma è di nuovo a pezzi. Ma nemmeno
il pugno di ferro della reazione riesce a spegnere il desiderio di indipendenza,
di libertà ed unità dei patrioti italiani. Il paese è attraversato da
mille fremiti, da intrighi, da società segrete.
Il dominio napoleonico, da un lato aveva diffuso in
Europa le idee liberali della Rivoluzione francese, favorito la formazioni
di stati con un'efficiente burocrazia centralizzata, fallendo però l'obiettivo
di una grande Europa sovranazionale e ottenendo anzi l'effetto contrario
d'incoraggiare le rivendicazioni nazionaliste.
La stessa Massoneria, così come in Francia, in Italia
fu pienamente controllata dall'impero francese. Basti pensare che è
lo stesso Eugenio di Beauharnais ad essere il primo Gran Maestro del
Grande Oriente d'Italia, fondato a Milano il 20 giugno 1805 e primo
Sovrano Gran Commendatore del Supremo Consiglio d'Italia del Rito Scozzese
Antico e Accettato. Già nel 1803 a Napoli Gioacchino Murat era nominato
Primo Gran Sorvegliante del Grande Oriente di Francia, Gran Maestro
e SGC del Grande Oriente e del Supremo Gran Consiglio del RSAA di Napoli.
Insomma una Massoneria fortemente vassallizzata che, sia in Francia
che in Italia, era considerata un vettore dei valori bonapartisti. Logico
perciò che la sua opposizione politica scegliesse un vettore analogo
ma differente per veicolare i valori repubblicani.
Questo controllo del trono imperiale sulla Libero-muratoria
spiega dunque in parte la nascita della Carboneria. Prima ancora che
il giovane generale corso diventasse qualcuno, già nel 1796 Filippo
Buonarrotti, anch'egli Massone, assieme a Babeuf, è convinto che vi
fossero nuclei di società segrete sufficienti per pensare ad un vasto
movimento insurrezionale, di matrice giacobina, che si sviluppasse contemporaneamente
in Francia e Italia. Il progetto di un'"internazionale rivoluzionaria"
continuerà in seguito nel tentativo di ristabilire gli ideali della
rivoluzione francese, utilizzando peraltro occultamente la logistica
dell'Impero e delle sue truppe delle Armate, col fine di ristabilire
gli ideali della rivoluzione francese apparentemente traditi dal Consolato
e poi dall'Impero. La restaurazione del 1815 e la Santa Allenza diedero
infine la spinta a una maggiore internazionalizzazione e diffusione
del movimento.
Filippo Buonarroti
Quali sia il giorno, l'ora e il luogo in cui nacque
la carboneria non lo sapremo mai. Come per la Massoneria - non mi riferisco
alla Massoneria moderna che come tutti sappiamo è nata nel 1717
- le origini della Carboneria, per usare l'espressione di Benedetto
Croce sono "afilologiche". Anche a non voler prestare fede alla cifra
colossale di 642.000 affiliati alla Carboneria nel 1819, le società
segrete in Italia nelle prime tre decadi dell'Ottocento erano certo
molte e non avevano tutte lo stesso scopo, anche se i patrioti in genere
aspiravano all'unità del paese. Oltre alla Carboneria possiamo
citare, tra le tante, gli adelfi, i filadelfi, i maestri sublimi perfetti.
C'era tra tutti questi gruppi, quasi certamente poco organizzati tra
loro, un nume tutelare. E' il Filippo Buonarrotti che s'è nominato.
Aveva partecipato al velleitario tentativo della Congiura degli Eguali
stroncato nel sangue nel 1797, ghigliottinato Babeuf, graziato Buonarrotti,
questi si rifugerà a Ginevra, nella svizzera terra della libertà.
Nel 1806 è nella Loggia Massonica des Amis Sincères di
Ginevra nel 1806, ne è Venerabile nel 1811 quando le autorità
ne ordinano la chiusura per le attività politiche che vi si svolgevano.
Al Buonarotti, teorico e "grande vecchio" in esilio si affinca Pierre-Joseph
Briot, operatore sul campo. Massone nelle Loggia di Besancon, ma anche
Buon Cugino Carbonaro del Rito di Alexandre-La Confiance, fondatore
di logge massoniche a Portoferraio nel 1802, di vendite carbonare in
Abruzzo nel 1806 e in Calabria nel 1807, nel napoletano tra il 1809
e il 1813 (nel frattempo era diventato anche membro della Massoneria
egiziana di Mistraim, diventandone in breve Gran Maestro ad vitam 90°.
Ancora nel 1827, secondo i rapporti di polizia, come agente di una compagnia
di assicurazione, attraverso i suoi ispettori fa fondare nei diversi
dipartimenti cui erano assegnati vendite carbonare.
Credo che questi rapidi cenni bastino a sfatare le
affermazioni d'un certo Achille Ragazzoni (vedi Società segrete:
mito e realtà, in Secolo d'Italia, 5 giugno 1999,
p. 20), ricordate dal prof Giuseppe Schiavone in un suo articolo su
Hiram. Si affermava nell'articolo che la Massoneria non ha avuto alcun
ruolo, se non del tutto marginale, nella maturazione del processo risorgimentale;
semmai lo ha avuto "la Carboneria, che poco o nulla aveva a che fare
con la Massoneria". Sciocchezze... ma nemmeno si può aderire
alla concezione prevalente della storiografia "seria" che descrive la
Carboneria come il braccio politico e di massa della Libero-Muratoria.
E' noto che per i landmarks Essa dev'essere leale verso le istituzioni
del paese in cui opera e non occuparsi di poltica e di religione.
Occorre pertanto fare e, a questo punto sorge da sé,
affermare che la Carboneria è stata una società segreta
politica, rivestita di forme iniziatiche. La demarcazione tra società
segreta politica e società segreta iniziatica, dal punto di vista
esteriore, non sempre è facile. In qualsiasi società segreta,
di qualsiasi tipo essa sia, vi è sempre la formula del giuramento
sulla segretezza, c'è sempre un rituale di ammissione del neofita
e l'uso di riti, simboli ed emblemi che assomigliano molto a quelli
delle vere e proprie organizzazioni iniziatiche. La demarcazione invece
è netta dal punto di vista degli scopi perseguiti: nel caso delle
società segrete politiche potremmo definirli temporali, nel caso
delle società iniziatiche - e siamo d'accordo con Mircea Eliade
nel dire che la Massoneria è l'unica società iniziatica
tuttora esistente in Occidente - extratemporali. Questo spiega anche
la durata limitata nel tempo della Carboneria.
Naturalmente è accertato che alcune organizzazioni
iniziatiche con statuti teoricamente extrapolitici si sono occupate
anche di progetti di riforma sociale, legati talvolta strettamente ai
loro fini filosofici. Per fare un esempio sufficientemente noto, non
si può negare che la Massoneria abbia svolto un ruolo politico
importante senza tuttavia esagerarne la portata: c'è chi è
giunto in passato - e vi sono gruppi ancora oggi attivi in questo senso
- ad agitare lo spauracchio di un profondo "complotto massonico" diretto
dagli Ebrei, o dall'imperialismo britannico, o dal bolscevismo, o dall'alta
finanza, o addirittura da Satana in persona - ancora oggi si sostiene
che il fenomeno culturale (e anche commerciale) new age sia guidato
occultamente dalla Massoneria, dall'alta finanza e da Satana - al fine
di distruggere tutte le religioni e in particolare quella cattolica
e così creare un'unica religione universale e, insieme, con lo
scopo di impossessarsi del potere per mezzo di un governo mondiale,
attraverso gli attuali processi di globalizzazione economica. Per costoro
questo disegno ha avuto il suo manifesto inizio a partire dalla Rivoluzione
Francese (il ché è storicamente falso perché se
i Massoni ebbero parte attiva nella rivoluzione "bonaria" degli anni
1789-91, in seguito furono sopraffatti dai Giacobini, che ne chiusero
le Logge e ghigliottinarono un gran numero di Fratelli a cominciare
dal Gran Maestro). Tuttavia non bisogna negare che la Massoneria abbia
influenzato l'evoluzione politica di alcuni paesi: basti pensare in
Francia alle leggi sulla separazione della Chiesa dallo Stato o in Italia
al ruolo di collante sociale che ha avuto dall'Unità d'Italia
nel 1870 fino all'avvento del fascismo. La verità, anche dal
punto di vista storico, come dice una massima tradizionale, sta nel
giusto mezzo.
Né va taciuto all'interno della Massoneria l'inserimento
clandestino, in certi casi, riuscito: è forse stato il caso -
anche se in merito vi è contrasto tra gli storici - degli Illuminati
di Baviera; o un altro caso che ci è più recente e vicino
come la Loggia P 2.
Ma per tornare alla Carboneria si vuol semplicemente
e ancor più chiaramente dire che vi fu rapporto con la Massoneria. Questo
spiega la doppia affiliazione di molti personaggi della Storia del Risorgimento
(pensiamo a Garibaldi). Quello che si sta cercando di dire è
che essa non fu il braccio armato della Massoneria, non fu emanazione
di essa. Fu semplicemente creazione o innesto radicalmente politicizzato
di taluni Massoni, né si può parlare di un'organizzazione
scismatica, mai vi fu condanna di essa da parte della Massoneria ufficiale
o delle Massonerie ufficiali, che peraltro in quegli anni erano tutte
all'obbedienza di potenze straniere, Francia o Inghilterra. Le due organizzazioni
se mai corsero parallele. Non entreremo nell'annoso dibattitto se la
Carboneria nacque in Francia o in Germania, se le sue origini come vuole
qualcuno siano nostrane, nata in Calabria, o se le sue origini si perdano
nel medioevo con san Teobaldo. L'opinione prevalente, com'è noto,
e che nacque in Francia e che giunse in Italia, soprattutto nel meridione,
con le truppe francesi.
Ma chi abbia avuto la ventura di leggere i rituali
dei lavori in grado I di 'apprendente carbonaro', comprensivo del rituale
di iniziazione, se è un Massone, si accorgerà come essi ricalchino fedelmente
il puro rituale massonico.
In genere, si diceva, si fa risalire la Carboneria
a un compagnonaggio del Giura francese, un'associazione che riuniva
taglialegna, carbonari e altri lavoratori della foresta, ma che accettava,
nel suo ambito, uomini di tutte le classi sociali. Questa "massoneria
forestale", del "bois", (per il duplice significato del termine
francese che significa sia bosco che legno va dunque preferito il secondo)
per meglio distinguerla dalla Massoneria dove centrale è la pietra da
dirozzare, mentre nella Carboneria la centralità simbolica sta nel legno
- aveva riti d'iniziazione e di passaggi di grado, segnali e parole
di riconoscimento e i suoi luoghi di riunione erano preferibilmente
all'aperto, coltivava l'assistenza reciproca e il divertimento. In che
modo sia passati da un'innocua corporazione ai carbonari italiani e
francesi che nel periodo della restaurazione, dal 1815 al 1834 circa,
hanno messo sottosopra le polizie di diversi Stati dell'epoca resta
un mistero. Un ruolo lo hanno sicuramente avuto ufficiali e politici
della cerchia napoleonica.
Sappiamo dunque che i carbonari italiani adottano un'organizzazione
ispirata sia alle consuetudini dei vecchi carbonari del Giura, sia alla
Massoneria. Gli affiliati , detti "buoni cugini", erano divisi in apprendenti
e maestri e lavoravano alla Gloria del Gran Maestro dell'Universo
Una loggia o vendita doveva tenersi in un luogo rivestito di
legno e pavimentato. A una delle estremità c'era un ceppo squadrato
sul quale sedeva il maestro. Nella vendita erano sistemati alcuni oggetti:
un drappo di tela, dell'acqua, del sale, un crocifisso, delle foglie
d'albero, dei bastoni, del fuoco, della terra, una corona di biancospino,
un gomitolo di filo, e tre nastri con i colori della carboneria, uno
blu, uno rosso, uno nero oppure una coccarda coi medesimi colori. Sulla
parete dietro il maestro una serie di triangoli irraggianti. Le riunioni
si tenevano di notte in luoghi solitari. Al grado di apprendente il
candidato all'iniziazione veniva bendato e giurava sull'ascia di mantenere
i segreti sulla società e di aiutare i suoi "buoni cugini" nei
momenti di indigenza. Al grado di maestro l'officiante riceveva il nome
di Pilato e i suoi assistenti quelli di Caifa ed Erode. Gli occhi del
candidato che rappresentava Gesù nel corso della cerimonia venivano
nuovamente bendati. Sembra che vi fossero altri gradi superiori, due
o tre. Si raccontò che dopo la restaurazione il cerimoniale di
uno di questi gradi superiori fosse particolarmente sviluppato: il candidato
veniva sospeso a una croce e alcuni affiliati vestiti da soldati austriaci
sparavano a salve con i loro fucili.
Ma dopo questa digressione che credo sia più
d'interesse dei Massoni che del pubblico profano - i carbonari avrebbero
detto pagano - facciamo un rapido excursus storico partendo dal Regno
delle Due Sicilie. Qui davvero i Carbonari erano tanti, un po' perché,
diversamente dalla Savoia dove Vittorio Emanuele I aveva persino fatto
gettare via le sedie e i calamai dell'epoca napoleonica, Ferdinando
II aveva preferito non smantellare l'efficiente amministrazione e l'esercito
murattiani. Mentre a Milano i carbonari - ma non lo si sa ancora che
tali sono - Federico Confalonieri e Luigi Porro-Lambertenghi fondano
il Conciliatore, che parlando di scienze e di letteratura, tra
le righe invita gli italiani alla lotta per l'Unità e verrà
chiuso dagli austriaci nel 1819, nel regno delle due Sicilie scoppia
un'altra rivoluzione nel luglio del '20, praticamente la sollevazione
nasce con 127 uomini tra ufficiali e soldati. È una valanga, il piccolo
esercito s'ingrossa, si uniscono ai ribelli civili carbonari, le truppe
disertano platealmente e e vanno ad ingrossare le fila della rivolta
e nella notte tra il 5 e il 6 agosto una delegazione di cinque carbonari
si presenta a plazzo e il re deve arrendersi e concedere una costituzione
simile a quella varata in Spagna. Va però tenuto presente che
al Sud, dove la Carboneria era così forte, in seno ad essa c'era
di tutto: liberali, democratici, murattiani, papisti. E questa divisione
interna favorì la rapida reazione degli austriaci che soffocarono
in breve la rivoluzione con la stessa facilità con cui era nata.
Ciò che mancava ai Carbonari del meridione non era solo la coesione
tra loro, ma gli era anche estranea l'idea di unità nazionale,
e persino la prospettiva del collegamento con i movimenti costituzionali
degli altri stati. La successiva ingenuità dei carbonari si mostra
l'anno dopo nel 1821 a Torino quando il carbonaro Santorre di Santarosa
e i suoi amici cercano l'appoggio del principe Carlo Alberto che si
comporta ambiguamente e li illude di essere dalla loro parte. Quando
pero la rivolta comincia nel nel marzo del 1821 Carlo Alberto lascia
i congiurati da soli. Ancora una volta sono gli austriaci, il gendarme
della reazione a rimettere a posto lo status quo. La débâcle
carbonara è ancora maggiore a Milano con l'arresto di Pellico,
Maroncelli, Confalonieri e Porro-Lambertenghi, che sono scoperti e arrestati
prima ancora di arrivare all'azione.
Federico Confalonieri (Museo del Risorgimento,
Torino)
È proprio in una domenica di aprile di quel 1821 (finalmente
possiamo mettere una data certa) che un sedicenne di nome Giuseppe Mazzini
a passeggio con la madre vide i carbonari, che raccoglievan soldi per
i "proscritti d'Italia", che s'imbarcavano per l'esilio. Quel giorno
racconta Mazzini nelle sue note autobiografiche "fu il primo in cui
s'affacciasse confisamente all'anima mia, non dirò un pensiero di Patria
e di Libertà, ma un pensiero che si poteva e quindi si doveva lottare
per la liberta della patria".
Giuseppe Mazzini sedicenne con la
madre e un amico di famiglia mentre un uomo chiede un'offerta per i
proscritti d'Italia.
Qualche anno dopo Mazzini, come del resto accadrà allo
stesso Giuseppe Garibaldi - sarà affiliato alla Carboneria. Della cerimonia,
una classica iniziazione "a fil di spada", non un'iniziazione rituale,
sappiamo tutto perché ce l'ha raccontata lui stesso.
L'iniziazione avvenne presso San Giorgio, a un ultimo
piano. L'iniziatore fu Raimondo Dona, mezzo spagnolo, mezzo corso, anziano,
brutto. Fece mettere Mazzini in ginocchio, snudò un pugnale, recitò
la formula di un giuramento, lo mise a parte dei segni dei toccamenti
e delle parole sacre e lo congedò. Mazzini uscì da quell'esperienza
assai dubbioso perche la cosa gli era parsa abbastanza ridicola. Nessuno
gli aveva spiegato quale scopo si proponesse la Carboneria. I dubbi,
nelle settimane successive, si raftorzarono. I carbonari avevano l'aria
di perditempo, di chiacchieroni, qualche volta persino di piccoli truffatori.
Tuttavia vi rimase iscritto.
Lo passarono al secondo grado della setta e lo mandarono
a Livorno a fondare una vendita e a far proseliti. Al ritorno gli chiesero
di conferire il secondo grado della setta a un ufficiale, certo maggiore
Cottin. Si trattava di una trappola, perché questo Cottin era in realtà
un carabiniere regio travestito da carbonaro. Mazzini, al vederlo, ebbe
un presenti-mento ("era un uomo piccolo dì statura con un guardo errante
che non mi piacque... "), tuttavia lo fece inginocchiare, cavò la spada
dal fodero e celebrò tutta la cerimonia. Pochi giorni dopo venne arrestato
e rinchiuso nel carcere di Savona. Aveva 25 anni. Aveva trovato un ingegnoso
modo di comunicare all'esterno, attraverso le lettera alla madre con
un codice cifrato. Qui ci sarà la terza iniziazione a fil di spada,
questa volta nella Massoneria. Infatti incontrando nel corridoio del
carcere uno che gli era superiore nella setta carbonara, Mazzini lo
mise a parte, svelto svelto e sottovoce, di avere un sistema per comunicare
con l'esterno e quello, invece di affidargli un qualche messaggio. rispose
conferendogli immediatamente tutti i poteri e il massimo grado massonico.
Questa "scena ridicola" - raccontò poi Mazzini -, insieme alle riflessioni
sul "terrore fanciullesco dei carbonari" , "raffermavano me nel concetto
formato già da mesi: che la Carboneria era fatta cadavere e che, invece
di spendere fatica a galvani.zzarla, era meglio cercar la vita dov'era,
e fondare un edifizio nuovo di pianta". Sarà la Giovine Italia.
Diventa legittimo domandarsi, a questo punto, se i
Carbonari si consideravano Massoni. Anche qui la risposta è relativa
e un po' confusa. Diciamo che dipendeva dai tempi e dai luoghi. È certo
che i sentimenti dei Carbonari di Venezia, alcuni dei quali si fusero
letteralmente col Rito di Misraim, non poterono essere gli stessi dei
Carbonari Napoletani fra il 1810 e il 1815 che, sotto l'azione di Murat,
videro le loro Vendite proscritte nel momento in cui una Massoneria
di tipo francese veniva stabilita. Sappiamo per altro che Massoni e
Carbonari si riconoscevano fra loro, e che venivano affiliati nei gradi
che possedevano quando i membri dell'una si presentavano a farsi ricevere
dall'altra parte.
Tuttavia un anno dopo i ridicoli episodi raccontati
da Mazzini il cadavere della Carboneria avrà un ultimo sussulto. La
sfortunata impresa di Ciro Menotti. Stessa vicenda di Carlo Alberto:
qui è il duca Francesco IV a dar la corda ai piani dei carbonari per
poi ritirarsi all'ultimo momento per timore degli austriaci facendo
arrestare il capo dei congiurati, Menotti, che sarà poi impiccato. Il
moto dilagò: Bologna, Parma, Reggio, le Romagne, le Marche l'Umbria,
fermandosi ai confini del Lazio. I moti del '31 in un certo senso furono
simili a quelli di dieci anni prima a Napoli. Si conquistarono le città
quasi senza colpo ferire, si affidò il potere ad ex funzionari napoleonici,
gente ultra-moderata, i "liberali vecchi" come venivano chiamati. Ci
si aspettava l'aiuto della Francia che non ci fu. L'unico scontro d'un
certo riguardo avvenne a Rimini il 25 marzo: un combattimento onorevole
dove l'esercito dei carbonari al comando del generale Zucchi contro
gli austriaci, che tra l'altro ispirò il primo scritto politico di Mazzini
pubblicato in Francia (era allora in esilio) "una notte di Rimini nel
1831".
Ciro Menotti (Museo del Risorgimento,
Roma)
L'analisi dell'ultima sconfitta non è diversa da quella
napoletana. Situazione internazionale mutata, ma non ancora in grado
di ostacolare il ruolo di gendarme della tirannia esercitato dagli austriaci,
mancanza di coesione interna e di collegamento fra i vari gruppi e di
un organizzazione centrale, una ritualità sempre più raffazzonata, mancanza
di un progetto politico (o forse il progetto politico era diventato
talmente occulto da esser ormai conosciuto da un gruppo ristretto ormai
alla ventura), gruppi dirigenti vecchi. Lasciamo perdere l'analisi dell'assenza
delle classi popolari perché è un'analisi idiota.
A una Massoneria della pietra che nel periodo fra il
1810 e il 1840 fu sul piano europeo legittimista, si oppose dunque una
Massoneria del legno, insurezionalista, certo più progressista, ma altrettanto
velleitaria e dalle troppe anime. Aldilà di tutti questi difetti l'utopia
carbonara poteva dismettere il suo abito terreno, aveva comunque dato
l'avvio alla grande scuola democratica, col suo senso della necessità
delle riforme, costituzionali, ma anche agrarie e industriali e culturali.
Con le sue esperienze fatte di pregi e difetti, di luci e ombre, aveva
comunque gettato le basi del Risorgimento, e in questo senso fu davvero
la matrice o la madre del Risorgimento Italiano.
Restava il problema della costituzione di una vera
e propria Massoneria Nazionale, assieme alla realizzazione dell'unità
italiana. Infatti non esisteva in Italia una comunione massonica nazionale.
A somiglianza di quella che era la situazione politica degli stati anche
nel campo massonico vi era disparità di Logge appartenenti a vari Riti,
in maggioranza dipendenti dai Supremi Consigli di Francia ed in misura
minore da altri paesi, in primo luogo l'Inghilterra. Ci avrebbe pensato,
con alcuni suoi fedelissimi nel 1859, uno che all'epoca del Congresso
di Vienna era un bambino di nome Camillo, un po' troppo obeso e che
tentava con tanta fatica dei genitori di imparare l'abbecedario. Ma
questa è la storia di Cavour e della Loggia Ausonia e del Grande Oriente
Italiano. Un'altra storia… ma in questo caso, diversamente dalla Carboneria
troppo velleitaria e, col tempo, un po' cialtronesca, disunita senza
un programma chiaro, con fini troppo troppo temporali, per non dire
estemporanei, il programma qui c'era e ben definito. Riportiamo testualmente
i principi fondamentali della Loggia Ausonia che dara vita al GO italiano
e cioè: "all'interno: costituire l'Italia Libera ed Una; all'estero:
agevolare per mezzo delle Logge e delle Associazioni massoniche sparse
per il mondo i rapporti internazionali, facilitare i commerci, abbattere
i pregiudizi che dividono popolo da popolo, preparare la vera fratellanza
degli uomini per mezzo di una grande Confederazione dei popoli civili
uniti tra loro." Un programma che sembra scritto oggi.
Moreno Neri
Nota Bene: Per chi vuole saperne
di più sulla Carboneria consigliamo vivamente di consultare le ottime
pagine del sito
http://www.carboneria.it/