AGAPE
MASSONICA
(tratto da MASSONERIA UNIVERSALE: Dizionario,
Luigi Troisi, Sugarco Edizioni, Carnago (Varese), 1994)
Agape è termine di derivazione greca che significa “amore”
e indica, in particolare, una cerimonia cristiana dei primi secoli
incentrata su un banchetto eucaristico. Secondo alcuni studiosi i
banchetti massonici deriverebbero, appunto, dalle agapi cristiane.
Il filosofo e massone tedesco Fichte, autore della Filosofia della
Massoneria, fa derivare il termine Massoneria da Mase,
“tavola”, da cui Masonei e quindi Massoni e Massoneria
(Compagnia da tavola). In genere i Massoni usano riunirsi in agape
due volte l’anno per celebrare, in spirito di fraternità
e serenità, le festività solstiziali, che occupano il
primo posto tra le solennità dell’anno massonico. Il
solstizio è considerato, infatti, il simbolo della rinascita
spirituale ottenuta attraverso la celebrazione dei riti di iniziazione,
nonché il simbolo della sconfitta del male e delle tenebre
da parte del Sole e il trionfo della luce. La festa del solstizio
d’inverno (27 dicembre) è dedicata a san Giovanni Evangelista
in quanto egli simboleggia la faccia di Giano che è rivolta
verso l’aurora e testimonia la forza vivificatrice della parola;
quella del solstizio d’estate (24 giugno) a san Giovanni Battista
di Gerusalemme. Le seguenti affermazioni sul solstizio d’inverno
sono contenute in un antico rituale massonico: «Il Sole, simbolo
visibile dello spirito, si è ritratto nelle caverne del settentrione.
Le giornate si sono accorciate ed allungate le notti. Il dolore è
nelle nostre anime perché il Sole è calore, vita, luce.
Noi fratelli carissimi ravvisiamo in questa rituale morte del Sole
una fase della perenne lotta tra il bene e il male. Ma il nostro dolore
è temperato dalla certezza che il Sole, dopo la sua discesa
agli Inferi, risalirà allo zenith della nostra coscienza. Così
lo spirito dell’uomo dopo avere dormito nella misteriosa tomba
di Saturno, vegliato dai neri corvi della morte, risorgerà
a nuova vita in un volo di colombe. E proprio in questa fase di dolore
e di tristezza che l’uomo deve riaffermare la propria valenza
autonoma. Fratelli, siate dunque vigili! In tal modo contrastando
il vostro stato di veglia, con il fecondo silenzio della natura giungerete
a conoscere voi stessi». Il solstizio d’inverno simboleggia
la porta d’accesso alla caverna, la transizione dal buio alla
luce, dalla morte alla rinascita a differenza di quello estivo (24
giugno) che rappresenta l’uscita dalla caverna cosmica.
Scopo dell’agape massonica è quello di cementare sempre
più l’amicizia e la solidarietà tra i Fratelli
della grande Famiglia massonica. Nell’agape massonica i vari
utensili han¬no nomi particolari. Qualche esempio: piattaforma
(tavolo), velo (tovaglia), bandiera (tovagliolo), cazzuola (cucchiaio),
cannone (bicchiere), zappa (forchetta), pietra greggia (pane), polvere
forte (vino), polvere debole (acqua), sabbia (sale), tirare una cannonata
(bere) ecc.
Abitualmente l’agape massonica si apre con una invocazione:
«Sovrano Architetto dell’Universo, degnati di benedire
il nutrimento che stiamo per assumere e di rivolgere uno sguardo benefico
su questa Assemblea, i cui membri, a qualunque religione appartengano,
riuniscono qui i loro voti e i loro omaggi per offrirti insieme l’espressione
sincera dei loro sentimenti d’amore, di rispetto e di riconoscenza;
conserva, estendi e fortifica i legami di amicizia che uniscono tutti
i membri della Grande Famiglia Massonica e preservali, in ogni tempo,
dagli errori e dai mali che provengono dal fanatismo e dalla superstizione».
L’agape massonica è caratterizzata da una serie di brindisi
il cui uso è antichissimo, e affonda le radici nelle offerte
di vino in onore degli dèi, le famose libagioni. Testimonianze
sul brindisi si riscontrano nella Bibbia ma sono frequenti negli antichi
poemi, dove non pochi eroi sono rappresentati nell’atto di portare
alle labbra coppe di vino che bevevano alla salute gli uni degli altri
e numerose erano le formule che accompagnavano l’invito a bere
come: “Bevi, accomodati, accetta questa bevuta in amicizia”,
oppure: “Bevo beneaugurante alla tua salute”, alla quale
si rispondeva, in genere, con la frase: “Ricevo da te con gioia”.
Molte e spesso forzate sono le varianti ai brindisi massonici. Alcuni
vorrebbero porre i sette brindisi in relazione con i sette pianeti
(Sole, principio generatore; Luna, archetipo femminile; Marte, simbolo
della virilità; Mercurio, il metallo che amalgama l’oro;
Giove, simbolo della Giustizia; Venere, la natura generatrice e distruttrice
di forme; Saturno, fine e principio di ogni energia). Più coerentemente,
altri li giudicano atti di deferenza verso persone o gruppi di persone
reputate degne sul piano sia spirituale che iniziatico. In genere
il primo brindisi è dedicato al capo dello Stato, il secondo
al Gran Maestro dell’Ordine, il terzo al Maestro Venerabile
della Loggia, il quarto ai Sorveglianti di Loggia, il quinto a tutti
i Fratelli Visitatori, il Sesto ai Fratelli della Loggia, il settimo
a tutti i Massoni. Quest’ultimo brindisi è massonicamente
tra i più antichi ed è detto anche “Brindisi del
Guardiano”; è rievocato in una poesia di Rudyard Kipling,
“La Vedova di Windsor,’, che così si conclude:
«... e poi per i Figli della Vedova / dovunque e comunque
essi si trovino / se è ciò che desiderano: / un immediato
ritorno alle loro case». Se il riposo è meditazione
nell’ombre e nell’isolamento, osserva il Fr. A. Comba,
«esso contrassegna l’inizio stesso della vita massonica
di un uomo, allorché prima dell’iniziazione vien chiuso
nel Gabinetto di riflessione: ecco un tempo di riposo che conviene
rivivere per proprio conto più volte nella vita. Se il riposo
è silenzio e immobilità mentre intorno ferve il moto
della natura, esso segue per un tempo non breve l’iniziazione,
nella condizione dell’apprendista che apparentemente riposando,
deve saper captare energia per il futuro nel luogo in cui trascorre
quella specie di “vacanza”. Se il riposo è ricreazione,
anch’esso ha il suo luogo nel rituale massonico, che prevede
momenti in cui più sciolto, vivace e lieto è lo scambio
di parole e sentimenti fra i fratelli, nelle pause dei lavori, nelle
riunioni informali, nelle festose agapi. Vi sono dunque nell’ordito
stesso della vita massonica degli esempi di “vacanze”
in un senso peculiare, strettamente finalizzate ai vari tipi di lavoro
per far sì, con molta saggezza e naturalezza, che il tempo
del riposo non sia in contrasto, ma anzi in rapporto positivamente
funzionale al ritorno al lavoro».
“Loge de Table”, Paesi Bassi, incisione
del 1770
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