IL
SIMBOLO DELLA CAVERNA
La
caverna è presente nei miti di origine, di rinascita e di iniziazione
di numerosi popoli. Come anticamera misteriosa di un mondo sotterraneo,
spesso piene di bizzarre costruzioni stalattitiche la caverna è oggetto,
simbolicamente ricco, di molti culti, miti e leggende. Basti solo
ricordare che le caverne sono i più antichi santuari dell'umanità,
ornati di pitture rupestri e graffiti. Già nel periodo glaciale molte
di esse venivano considerate sfere "dell'altro mondo". Non erano abitazioni,
bensì luoghi di culto.
Nella
psicologia junghiana è l'archetipo dell'utero materno.
Col termine generico di "caverna" si indicano anche le grotte e gli
antri, benché gli ultimi due non siano perfettamente sinonimi. Con
tale parola s'intende un luogo sotterraneo o rupestre, chiuso da una
volta, più o meno infossato nella terra o nella montagna, più o meno
oscuro; l'antro è, invece, una caverna più oscura e profonda, all'interno
di un anfratto, senza apertura diretta alla luce. Tralasciamo la tana,
riparo delle bestie selvatiche o di briganti, il cui significato è
una degradazione, o lato oscuro, di tale simbolo.
Nelle
tradizioni iniziatiche greche, l'antro rappresenta il mondo. "La caverna
attraverso la quale Cerere era discesa agli Inferi per cercare la
figlia, era chiamata il mondo" (Servio, Commento alle Bucoliche,
111, 105).
Per
Platone, questo mondo è un luogo di ignoranza, di sofferenza e di
punizione, in cui le anime degli uomini sono imprigionate come in
una caverna dagli dei. "Immagina di vedere degli uomini" dice Platone
in Repubblica (libro VII, 514 A - B) descrivendo il famoso
mito, "rinchiusi in un'abitazione sotterranea a forma di caverna,
che abbia l'ingresso aperto verso, estendentesi in tutta la sua ampiezza
per tutta quanta la caverna; inoltre che si trovino qui fin da fanciulli
con le gambe e con il collo in catene in maniera da dover star fermi
e guardare solamente davanti a sé e che dietro di loro e più lontano
arda una luce di fuoco…". Tale è la situazione degli uomini nel mondo,
secondo Platone: la caverna è l'immagine di questo mondo, gli uomini
intravedono solo ombre delle idee, cioè mere riproduzioni di una realtà
superiore. La luce indiretta che rischiara le pareti della caverna
viene da un Sole invisibile, ma indica la strada che l'anima deve
seguire per raggiungere il bene e il vero: "l'ascesa e la contemplazione
del mondo superiore equivalgono all'elevarsi dell'anima verso il mondo
intellegibile". Il simbolismo platonico ha quindi un significato non
soltanto cosmico ma anche etico e morale: la caverna e il proiettarsi
delle ombre rappresentano il mondo sensibile dell'appaenza, da cui
l'anima deve uscire per contemplare il vero mondo delle realtà, il
mondo delle Idee. Ovviamente l'intero mito della caverna di Platone,
qui soltanto accennato per motivi di sinteticità, andrebbe letto con
attenzione e meditato con profitto. Evidenziamo soltanto che chi è
giunto alla "contemplazione del Sole", ovvero il filosofo, per un
senso di comunanza con la restante umanità deve tornare nella caverna
per aiutare gli altri a liberarsi. Numerose cerimonie di iniziazione
cominciano con il passaggio in una caverna o in una fossa: è la materializzazione
del regressus ad uterum di cui parla Mircea Eliade. Questa
prova era presente soprattutto nel rituale eleusino (cfr. Victor Magnien,
I misteri di Eleusi, Edizioni di Ar, 1996) in cui vi era piena
corrispondenza tra la logica simbolica e gli atti concreti dell'iniziazione:
gli iniziati erano effettivamente incatenati nella grotta e dovevano
fuggirne per raggiungere la luce. Già nelle cerimonie religiose istituite
da Zoroastro, il mondo era rappresentato da un antro: "Zoroastro per
primo consacrò in onore di Mitra un antro naturale, bagnato da sorgenti
e coperto di fiori e di foglie. L'antro rappresentava la forma del
mondo creato da Mitra... Ispirandosi a queste credenze, i Pitagorici,
e dopo di loro Platone, definirono il mondo come antro o caverna.
Infatti in Empedocle le forze che conducono le anime dicono: "Siamo
venute sotto questo antro coperto da un tetto" (Porfirio, L'antro
delle Ninfe, 6-9). Plotino commenta così l'espressione: "La caverna
in Platone, come l'antro di Empedocle, significa, a mio avviso, il
nostro mondo, in cui il cammino verso l'intelligenza è la liberazione
dell'anima dai suoi legami e l'ascesa fuori dalla caverna" (Plotino,
Enneadi, IV, 8, 1). I riti di adorazione e iniziazione avvenivano
in una caverna in cui c'erano fiori e sorgenti in onore di Mitra,
Padre e Creatore di Tutto; la caverna riproduceva in miniatura l'universo
da lui creato. Secondo una concezione più mistica, Dionisio è tanto
il guardiano dell'antro quanto colui che libera il prigioniero spezzando
le sue catene: "Anche l'iniziato è un Dioniso, ovvero è lui stesso
che si tiene dapprima in prigione ed è lui stesso che alla fine si
libera; come hanno detto Platone e Pitagora, l'anima è tenuta prigioniera
dalle proprie passioni e liberata dal Nous, cioe dall'intelletto".
Come possiamo vedere, tutta la tradizione greca collega strettamente
il simbolismo metafisico e il simbolismo morale: la costruzione di
un io armonico si realizza a immagine di un cosmo arrnonico. Per tutti
i neoplatonici la caverna è simbolo dell'Universo.
Caverna
con Mitra tauroctono: affresco del II secolo.
Accanto a questa interpretazione vi e l'altro valore simbolico della
caverna, che è anche il suo lato più tragico: l'antro, cavità oscura,
regione sotterranea dai limiti invisibili, abisso spaventoso da cui
emergono i mostri, è un simbolo dell'inconscio e dei suoi pericoli,
spesso imprevisti. L'antro di Trofonio, anticamente molto celebre,
può infatti essere considerato uno dei simboli più perfetti dell'inconscio:
Trofonio, re di una piccola provincia e illustre architetto, costruì
con il fratello Agamede il tempio di Apollo a Delfi. Successivamente
furono incaricati dal re Hyrieus di costruire un edificio dove custodire
le sue ricchezze ed essi vi aprirono un passaggio segreto per rubarne
i tesori; Hyrieus, accortosene, tese loro un'imboscata e Agamede cadde
in trappola. Non potendolo liberare - e non volendo rischiare di essere
riconosciuto per la somiglianza con il fratello - Trofonio gli tagliò
la testa per portarla via con sé, ma fu subito inghiottito dalle viscere
della terra. Anni dopo la Pizia, consultata per mettere fine a una
terribile siccità, raccomandò di rivolgersi a Trofonio e ne localizzò
la dimora in un antro in fondo a un bosco. La risposta del re-architetto
fu favorevole e, da allora, l'oracolo fu molto frequentato, anche
se lo si poteva consultare solo dopo aver superato prove terribili:
un seguito di vestiboli sotterranei e di grotte conduceva all'entrata
di una spaventosa caverna, che si apriva come un oscura cavità, fredda
e senza fine; il consultante vi discendeva tramite una scala che portava
a un altro cunicolo con un'apertura molto stretta in cui egli si introduceva
a fatica, i piedi in avanti, scivolando così precipitosamente fino
in fondo all'antro. Al ritorno, veniva fatto risalire assai velocemente,
la testa in giù e i piedi in alto, grazie a una macchina invisibile.
Per tutto il tempo, egli teneva in mano dei dolci di miele, che gli
impedivano di toccare la macchina e gli permettevano di placare i
serpenti che infestavano quei luoghi. Il soggiorno nell'antro poteva
durare un giorno e una notte: gli increduli non rivedevano più la
luce del giorno, mentre i creden ti a volte udivano l'oracolo e, ritornati
alla superficie, venivano fatti sedere su un sedile chiamato Mnemosine
(la dea della memoria) e raccontavano le terribili esperienze provate,
da cui sarebbero rimasti colpiti per tutta la vita. Si diceva comunemente
delle persone gravi e tristi: "ha consultato l'oracolo di Trofonio".
Il complesso di Trofonio, che uccise il fratello per non essere riconosciuto
colpevole, è il complesso delle persone che rinnegano il proprio passato
per soffocare dentro di sé il senso di colpa; ma il passato inscritto
nel fondo del loro essere non può essere cancellato e continua a tormentarli,
sotto diverse forme (serpenti ecc.) finché non sono disposti ad accettarlo
come parte integrante di se stessi. La caverna rappresenta l'esplorazione
dell'io interiore, in particolare dell'io primitivo, rimosso nelle
profondità dell'inconscio. Per quanto siano differenti, possiamo collegare
il fratricidio di Trofonio a quello di Caino: la traccia immemorabile
dell'assassinio ossesslona l'inconscio e viene raffigurata dall'immagine
della caverna. Il mondo religioso cretese-mìceneo conosceva molte
caverne sacre, e va sottileato che quella che ospitava l'oracolo dell'eroe
Trofonio, dava l'accesso ai postulanti solo dopo l'assolvimento di
riti di iniziazione. In ogni caso, nella tradizione meditterranea,
le caverne spesso erano considerate luoghi in cui erano nati dei ed
eroi, dimore di Sibille preveggenti e di eremiti.
La
caverna è considerata anche come un gigantesco ricettacolo di energia,
energia tellurica, e ctonia, grazie alla quale ha avuto, e ha tuttora,
un ruolo nelle pratiche magiche. Tempio sotterraneo, la caverna conserva
"i ricordi del periodo glaciale seconda vera nascita dell'umanità.
È propizia alle iniziazioni, alla sepoltura simulata, alle cerimonie
che accompagnano l'imposizione dell'essenza magica. Rappresenta la
vita latente, che separa la nascita ostetrica dai riti della pubertà.
Fa comunicare l'uomo primitivo con le potenze ctonie (divinità che
risiedono all'interno della terra) della morte e della germinazione"
(cfr. AA.VV, L'art magique, Paris, 1957). Alcuni storici della
magia aggiungono: "la disposizione quasi circolare della grotta, il
suo penetrare sottoterra, l'intrico dei corridoi che ricorda quello
delle viscere umane, ne ha sempre fatto un luogo di elezione per le
pratiche della stregoneria (possiamo citare numerosi esempi)". La
caverna svolge, a questo proposito, una funzione analoga a quella
della torre e del tempio, in quanto condensatore di forza magica o
sovrannaturale, ma nel suo caso si tratta di effluvi tellurici, di
forze che emanano dalle stelle intere, e dirette verso queste
altre stelle di quaggiù, che bruciano il cuore dell'uomo.
Comunemente
le caverne sono considerate il palcoscenico del mondo simbolico e
cultuale ctonio (cioè quello dedicato alla Terra e al mondo sotterraneo).
come luogo di contatto con le forze e i poteri delle profondità. Così
anche lo spazio cultuale del dio Mitra, in tarda epoca romana, veniva
raffigurato come una caverna rupestre. Va inoltre osservato che secondo
la tradizione ecclesiastica orientale, l'evangelista Giovanni ebbe
la sua possente visione della fine, l'Apocalisse in una caverna dell'isola
di Patmo.
Simbolo dell'origine della fertilità, nella visione del mondo egiziana
l'acqua corroborante del Nilo scaturiva da una caverna rupestre. Un
testo chiamato La caverna del tesoro o Il libro cristiano
di Adamo dell'Occidente, estraneo alla Chiesa e di epoca paleocristiana
(V sec. d.C.), fa iniziare la propria narrazione nella caverna in
cui, dopo una dura vita di lotta (in seguito alla cacciata dal paradiso),
il progenitore Adamo venne sepolto Il vecchio Noé. che sopravvisse
al diluvio, ordinò a suo figlio Sem di andare a prendere dalla grotta
le ossa del primo uomo e di seppellirle nuovamente "al centro della
Terra". Ma, in genere, nella cultura cristiana, a causa dell'ossessiva
misoginia paolina, i simboli della sessualità vennero ampiamente rimossi.
Nel
Medio Oriente, la grotta, in quanto utero, rappresenta le origini
e le rinascite. In Turchia c'è una leggenda piuttosto sorprendente
del XIV secolo. tradotta da PertevBoratov: "Ai confini con la Cina,
sulla Montagna Nera, le acque inondano una grotta e vi portano dell'argilla
che riempie una fossa di forma umana. La grotta serve da calco e.
in capo a nove mesi, per effetto del calore solare, il modello prende
vita": è il primo uomo, chiamato Ay-Atam, mio Padre-Luna. Per
quarant'anni quest'uomo vive solo, poi una nuova inondazione fa nascere
un secondo essere umano, ma questa volta la cottura è incompleta:
nasce un essere imperfetto, la donna. Dalla loro unione nascono quaranta
figli che si sposano fra loro e generano... Ay-Atam e sua moglie muoiono
e il figlio maggiore li sotterra nella fossa della grotta, sperando
così di riportarli in vita. Sono ancora interpretate come simboli
del grembo di una madre partoriente, come nei miti della nascita del
mondo e dell'umanità presso molte popolazioni indo-americane (le caverne
di Chicomoztoc della mitologia azteca).
Nelle
tradizioni dell'Estremo Oriente, oltre a certe interpretazioni di
interesse secondario, la caverna, come nel mondo greco-romano, è il
simbolo del'Universo, il luogo della nascita e dell'iniziazione, l'immagine
del centro e del cuore.
È
un'immagine del cosmo: il suolo piatto corrisponde alla Terra e la
volta al Cielo. I Thai, tra gli altri, consideravano effettivamente
il cielo come il soffitto di una grotta. L'antica casa degli uomini
cinese, che era una grotta, conteneva un palo centrale, sostituto
dell'Asse del mondo e della Via Regia. Il sovrano doveva salirvi per
poppare il cielo (le stalattiti della volta) dimostrando così
la propria filiazione celeste e la propria identificazione con la
Via. La caverna - che sia abitazione dei trogloditi o simbolo - ha
un foro centrale nella volta, destinato al passaggio del fumo del
focolare, della luce, dell'anima dei morti o degli sciamani: è la
porta del sole o l'occhio cosmico (esaminato nel simbolismo
analogo della cupola), da cui si effettua l'uscita dal cosmo. Si può
notare incidentalmente che il crogiolo degli alchimisti e il cranio
umano hanno la stessa apertura in cima e che entrambi possono essere
assimilati alla caverna. L'antropologia simbolica del Taoismo è del
resto molto esplicita a questo proposito, identificando il cranio
con il monte K'un-Lun, centro del mondo, che contiene una grotta segreta
attraverso cui si ritorna allo stato primordiale prima dell'uscita
del cosmo.
Sono
qui espressi tutti i tratti essenziali del simbolismo della caverna
e soprattutto la connessione tra caverna e montagna. Sostituti delle
caverne naturali sono le grotte e i templi scavati dall'uomo nella
pietra (da Abu Simbel in Egitto ad Ajanta ed Ellora in India). È stato
notato da Dietrich Secker che l'architettura tradizionale indiana
si riassume in essa: il tempio rupestre, scavato sotto la montagna,
contiene a sua volta uno stupa (Tempio-grotta); lo stupa-montagna
è attraversato da una grotta che contiene le reliquie; la cella del
tempio-montagna è chiaramente considerata come una caverna.
Uno
dei templi di Ellora (India) scavato nella roccia, VIII secolo.
Secondo
una leggenda dei Tai del Nord Vietnam, le acque del mondo penetrano
in una caverna, ai piedi della montagna cosmica e fuoriescono dalla
sommità per costituire il fiume celeste. L'Immortale Han-Tzû, che
un giorno era entrato in una caverna di montagna, ne uscì dalla cima,
trovandosi così nella residenza celeste: ciò indica che la caverna
è situata sull'asse stesso che attraversa la montagna e che si identifica
con l'asse del mondo.
Caverna.
Particolare di una miniatura moghul, XVIII secolo.
Nel
caso del tempio-montagna indo-khmer, la cella è letteralmente attraversata
da quest'asse, che si prolunga sia nel cielo, sia attraverso uno stretto
pozzo, sotto terra; quando contiene una lingam, questo coincide
in maniera esplicita con la traccia dell'asse. È curioso osservare
che l'omphalos di Delfi si innalzava sulla tomba del serpente
Pitone e sul crepaccio che aveva inghiottito le acque del Diluvio
di Deucalione. Del resto la nicchia, nell'architettura simbolica,
diviene spesso il surrogato di una "caverna universale" inserita in
un cosmo più ampio. Questo può valere per la nicchia da preghiera,
mihrab, della moschea islamica, come per l'abside della chiesa
cristiana. Il senso di sicurezza raccolta, tipico dello spazio cultuale,
viene così ancora di più rafforzato.
Guénon,
di cui peraltro restano indispensabili i suoi studi sulla caverna
nel capitolo "Simbolismo della forma cosmica" in Simboli della
Scienza sacra, ha notato che, mentre la montagna veniva normalmente
raffigurata con un triangolo, la caverna doveva esserlo con un triangolo
più piccolo, situato all'interno del primo, con il vertice rivolto
in basso: questo sarebbe sia l'espressione dell'inversione di prospettiva
dovuta alla decadenza ciclica, che fa della verità manifestata una
verità nascosta, sia il simbolo del cuore. La caverna, infatti, raffigura
contemporaneamente (e, probabilmente, fin dall'epoca delle caverne
paleolitiche) il centro spirituale del macrocosmo, progressivamente
oscurato e il centro spirituale del microcosmo, quello del mondo e
quello dell'uomo. La caverna del cuore delle Upanishad
contiene l'etere, l'anima individuale e anche Atman, lo Spirito universale,
la Causa prima.
Il
carattere centrale della caverna la rende luogo della nascita
e della rigenerazione e anche dell'iniziazione, la quale è una sorta
di nuova nascita a cui conducono le prove del labirinto, che,
di solito, precede la caverna. una matrice analoga al crogiolo
degli alchimisti. Secondo diversi popoli - soprattutto gli Indiani
d'America - gli uomini nascono da embrioni maturati nelle caverne
della Terra. Nel mondo maya dell'America Centrale le numerose caverne
carsiche sono oggetto di attenzione anche da parte degli attuali discendenti
degli antichi popoli indiani. Molte caverne venivano frequentate già
in epoche antiche per scopi rituali, e all'interno di esse sono stati
ritrovati recipienti sacrificali per il dio della pioggia. Alcune
di queste caverne mostrano alle pareti pitture nel tipico stile maya,
come la grotta di Naj-Tunich, le cui pitture parietali fanno presumere
rituali di carattere sessuale. Immagini di gnomi fanno supporre un
nesso tra i campi concettuali della fertilità, della pioggia, del
nano e della caverna. Come narrano gli antichi cronisti, gli organi
femminili (vagina, utero) erano messi in correlazione con le caverne,
associando la sessualità alla fertilità in senso generale. Fra gli
Aztechi anche gli dei nani della pioggia, che portavano un bastone
fallico, venivano rappresentati come abitanti delle caverne, mentre
fra i Maya la dea della Luna veniva a volte messa in rapporto con
le caverne, con l'acqua vivificante, e con la sessualità (della divinità
del pianeta Venere). È certo che nell'ambito delle culture dell'America
Centrale il "mondo sotterraneo" delle caverne, poste nel ventre della
Terra, aveva valenza femminile, e perciò era anche in relazione al
campo concettuale della fertilità. In genere, nelle civiltà amerindie
i mondi sono simboleggiati da una serie di caverne una sopra l'altra.
In
Asia si crede che gli uomini nascano dalle zucche, perché anch'esse
sono delle caverne e crescono nelle caverne dove gli Immortali le
raccolgono. K'iao è utero e caverna: gli uomini vi nascono e vi fanno
ritorno. Gli imperatori della Cina antica erano chiusi in una grotta
sotterranea prima di potersi elevare al cielo, all'inizio dell'anno
nuovo. Nella simbologia cinese la caverna è il femminile, il principio
yin, mentre la montagna è il principio yang.
Entrare nella caverna significa quindi far ritorno alle origini e
salire in cielo, uscire dal cosmo. Per questo gli Immortali
cinesi frequentano le caverne, per questo Lao-tzû vi sarebbe nato
e l'Immortale Liü T'ung-pin è l'ospite della caverna; lo stesso
Gesù non è forse nato in una grotta? Lo stesso carattere t'ong
significa caverna e anche penetrare, comprendere (le cose nascoste);
si dice inoltre che la caverna degli Immortali - vediamo qui interiorizzarsi
il senso delle leggende - non deve essere cercata solo in cima alle
montagne ma nel corpo stesso, sotto il monte K'un-lun che è la sommità
della testa. La cella del tempio indù è detta garbhagrha o
casa-utero, grembo materno, stanza del ventre.
Luz, il luogo dell'immortalità secondo la tradizione giudaica, è una
città sotterranea. È abbastanza caratteristico che Gesù sia nato in
una grotta da cui irradia la luce del Verbo e della Redenzione; che
l'abbagliante splendore di Amaterasu, la dea del sole shintoista,
emani da una caverna di roccia semiaperta, come del resto quello delle
vacche, delle go vediche; che il culto di Mitra, dio solare,
sia stato spesso celebrato sotto terra; che il Sole levante esca in
Cina dal K'ung-sang che è un gelso cavo; ma la luce
racchiusa nella caverna si esprime ancora in molti modi. Le caverne
di pietra di san Giovanni della Croce sono misteri divini, a cui
non si può giungere se non con l'unione mistica. La caverna di Abû
Ya'qûb è la caverna primordiale, l'occultamento ciclico, e anche il
tawfl che secondo la dottrina esoterica musulmana è ritorno
alla sostanza centrale.
Il
simbolo della caverna secondo lo schema di origine platonica riappare
rivitalizzato dal pensiero neoplatonico ed ermetico nel Rinascimento
in miracolose immagini dalla profondità e ricchezza esoterica quasi
intollerabili. Basti pensare al celebre dipinto di Giorgione, I
tre filosofi, dove il più giovane osserva la caverna con in mano
la squadra e il compasso o anche alla tavola dell'Amphiteatrum
Sapienzae Aeternae di Henri Khunrath, dove ancora tre filosofi
sono dentro una grotta, dove il primo è prossimo alla Luce, mentre
gli altri due sono più distanziati.
Giorgione,
I tre filosofi, 1508 ca.
Henri
Khunrath, Amphiteatrum Sapienzae Aeternae, 1602.
Come abbiamo visto, la caverna è, in diversi modi, un luogo di passaggio
dalla terra al cielo. Nell'arte della Chiesa orientale la nascita
di Cristo è quasi sempre raffigurata in una caverna (che in Palestina
fungeva di consuetudine da stalla); l'immagine di questa spaccatura
nella terra simboleggia forse un grembo materno, collegato al simbolismo
della fecondazione della terra da parte del cielo.Va aggiunto che
Gesù non solo è nato in una caverna ma vi è stato anche sepolto, durante
la discesa agli Inferi, prima di ascendere al Cielo. Infatti la stalla
di Betlemme, nell'iconografia cristiana, è rappresentata sotto forma
di grotta rupestre, e in una tomba rupestre fu sepolto Gesù.
La
nascita di Gesù nella grotta di Betlemme, mosaico bizantino, XI secolo.
La grotta è anche, del resto, un luogo di passaggio dal cielo alla
terra: in Cina gli esseri celesti discendono sulla Terra attraverso
una grotta. Questo ruolo di intermediario spiega senza dubbio perché
il Purgatorio sia stato, soprattutto nei paesi celtici, localizzato
nelle grotte e perché la caverna di Platone sia in realtà una sorta
di Purgatorio, dove la luce è percepita soltanto attraverso il suo
riflesso e gli esseri attraverso le loro ombre, in attesa della conversione
e dell'ascesa dell'anima verso la contemplazione diretta delle Idee.
Il carattere sotterraneo della caverna è stato oggetto di numerose
interpretazioni secondarie: protegge i minatori, i nani guardiani
dei tesori nascosti, che sono pericolose entità psichiche spesso
in rapporto con l'aspetto nefasto della metallurgia. I Dattili della
Grecia antica erano fabbri e così pure i sacerdoti di Cibele, divinità
delle caverne. Le caverne ospitano spesso mostri, briganti e, in modo
ancora più chiaro, le porte stesse dell'inferno (soprattutto in Cina).
Va anche osservato che, se la caverna conduce agli Inferi, vi si possono
sotterrare i morti che cominciano così il viaggio nell'oltretomba;
la discesa agli Inferi è infatti universalmente un momento
preliminare alla nuova nascita. Ritroviamo qui i due aspetti, positivo
e negativo, di ogni grande simbolo. Già gli antichi I Sumeri immaginavano
il regno dei morti situato in una caverna nella montagna cosmica.
Nelle
leggende popolari le caverne sono per lo più dimore di gnomi, spiriti
della montagna e draghi che difendono tesori, accessibili agli uomini
del mondo esterno solo con difficoltà e pericolo. Nelle leggende medioevali,
intrise di una concezione dualistica, i re del passato come Carlo
Magno e Federico Barbarossa attenderebbero nelle caverne di determinate
montagne (rispettivamente a Kyffhäuser e a Untersberg presso Salisburgo)
il momento della loro resurrezione per la battaglia finale tra il
Bene e il Male.
Nella
visione mitico-simbolica del mondo della tradizione antico-irlandese,
le leggende sulle caverne, Uatha, hanno un ruolo importante.
Dalla caverna di Cruachan, detta anche "porta dell'inferno" sarebbe
uscita un'immensa schiera di uccelli bianchi, che con il loro fiato
inaridirono uomini e bestie. La terribile dea Morrigan si trovava
in un'altra caverna, mentre gli eroi Conan e Finn, che si impigliarono
in un filo male arrotolato dalle streghe, furono quasi trascinati
nel mondo sotterraneo. Il più noto ingresso del mondo sotterraneo
e infernale è il "purgatorio di san Patrizio", su un'isola del lago
Derg. Anticamente i pellegrini vi si facevano rinchiudere quattro
ore per provare i tormenti del purgatorio. Si diceva che chi si addormentava
venisse rapito all'inferno dal diavolo. Nel medioevo un tal cavaliere
Owen descrisse alcune visioni dell'aldilà simili a quelle di Dante
nella Divina Commedia. Gli odierni pellegrini che passano una
notte insonne nella cappella, che ancor oggi contiene il "purgatorio".
lo descrivono come un luogo lugubre "dove si incontrano due mondi".
Si può dire che nel mondo celtico la caverna rappresenta il modo di
accedere all'oltretomba.
L'immagine della caverna appare nei sogni generalmente collegata ad
altre immagini dello stesso tipo. "Questo gruppo di simboli (caverna,
donna, mammifero, universo soggettivo) si ritrova nell'universo onirico
dell'uomo d'oggi. È così che la psicanalisi ha rivelato l'equivalenza
simbolica dell'immagine della donna e delle immagini di interno, come
casa, caverna ecc., equivalenza confermata dalla psicoterapia del
sogno ad occhi aperti. In molte fiabe la fanciulla vergine da conquistare
abita in una caverna e pure la vergine cristiana è stata, in più di
un'occasione, associata alla grotta o alla cripta" (cfr. André Virel,
Histoire de notre image, Geneve, 1965). La caverna rappresenta
simbolicamente il luogo dell'identificazione, vale a dire il processo
di interiorizzazione psicologica, per cui l'individuo diventa se stesso
e raggiunge la maturità: per realizzare questo scopo deve assimilare
tutto il mondo collettivo che si esprime in lui, a rischio di turbamenti,
e deve integrare questi apporti alle proprie forze così da costituire
la propria personalità e insieme una personalità adattata al mondo
circostante in via di organizzazione. L'organizzazione dell'io interiore
e l'organizzazione del suo rapporto con il mondo esterno sono processi
concomitanti e la caverna rappresenta simbolicamente, da questo punto
di vista, la soggettività alle prese con i problemi della propria
differenziazione.
Nel
simbolismo dei sogni, secondo la psicologia del profondo, la via piena
di pericoli attraverso una caverna oscura va talvolta interpretata
come ricerca di un senso della vita attraverso le stratificazioni
ereditarie dell'inconscio materno, altre volte come il simbolo di
una regressione nell'oscurità, desiderata e sicura, della vita prenatale.
Così il fascino che le caverne esercitano sugli speleologi non è spiegabile
solo come volontà di ampliare la ricerca scientifica, ma anche come
tendenza simbolica verso una discesa conoscitiva nelle occulte profondità
della propria personalità. Questo e quanto risulta da un'interpretazione
del topos "caverna" sulla base della psicologia del profondo. Secondo
E.A. Kasper "Il ritorno alla caverna è un avvenimento remoto, una
vera sicurezza. Entrare nella caverna significa. in termini psicologici,
tornare nel grembo materno, negare la nascita, scendere nell'ombra
e nel mondo notturno dell'indistinto. È la rinuncia alla vita terrena
a favore della vita superiore di chi non é nato. ... Nella caverna
non esiste tempo, non c'è ieri nè domani, poiché in essa anche il
giorno e la notte sono indivisi. Secondo Mircea Eliade questo isolamento
rappresenta un'"esistenza larvale" come quella dei morti nell'aldilà".
Anche per questo motivo la caverna diventa frequentemente il luogo
di accoglienza di forme simbolico-rituali. quali l'iniziazione e la
rinascita a un livello superiore di esistenza, forme che in contesti
diversi si ritrovano in molti ambiti culturali.
In
sintesi la caverna è: un simbolo dell'universo; un onphalo; il centro
del mondo; il cuore; il luogo d'unione del Sè e dell'Io; il luogo
d'incontro del divino e dell'umano, ragion per cui tutti gli dèi destinati
a morire e i salvatori nascono nelle caverne; conoscenza esoterica
segreta; quel che è occulto; un luogo di iniziazione e la seconda
nascita. La caverna è anche il principio femminile, il grembo della
Madre Terra e il suo aspetto protettivo; è allo stesso tempo un luogo
di sepoltura e di rinascita, di mistero, accrescimento e rinnovamento,
dal quale l'uomo emerge e al quale ritorna dopo la morte nel sepolcro
di pietra; questo atto di emergere associa la caverna all'Uovo Cosmico.
La caverna è strettamente correlata al simbolismo del Cuore, come
centro spirituale e iniziatico del macrocosmo e del microcosmo; sia
la caverna sia il cuore sono simboleggiati dal triangolo femminile
rovesciato. La montagna è il principio maschile, ciò che è visibile
ed esterno, ed è rappresentata dal triangolo col vertice rivolto verso
l'alto, mentre la caverna entro la montagna è il femminile, nascosto
e chiuso; entrambi sono centri cosmici. Essendo parte della montagna,
la caverna ne condivide il principio assiale Per lo più, le cerimonie
di iniziazione si tenevano in una caverna come simbolo dell'oltretomba
e del sepolcro dove avviene la morte prima della rinascita e dell'illuminazione.
Come luogo di iniziazione era segreto, e il suo ingresso era nascosto
al profano da un labirinto o da un passaggio pericoloso, spesso sorvegliato
da qualche mostro o essere sovrannaturale, e vi si poteva accedere
soltanto vincendo la forza contrastante. Entrare nella caverna è come
esservi sepolti, il ritorno nel grembo della Madre Terra. Passare
attraverso la caverna rappresenta un cambiamento di stato, conseguito
anche con la sopraffazione di potenze pericolose. La caverna è spesso
il luogo del sacro connubio fra il cielo e la terra, il re e la regina.
ecc., lo hieros gamos, quindi lo spazio delle nozze sacre.
Moreno
Neri
RIFERIMENTI
BIBLIOGRAFICI
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