GLI DEI IN LOGGIA
Il tempio massonico è, nel
suo insieme, un simbolo del cosmo. Il termine loggia deriva dal sanscrito
loka, che ha fra i suoi significati: luogo, mondo, comunità, pratica comune:
essa è il luogo per eccellenza, la sua lunghezza “va da Occidente a Oriente, la
sua larghezza va dal Settentrione a Mezzogiorno, la sua altezza dal Nadir allo
Zenit”.
Essa è coperta dal cielo stellato, che col sole la luna e lo zodiaco completa il
simbolismo astrale del tempio. In essa sono presenti gli dei.
Sebbene il culto esteriore
politeista della tradizione greco-romana si sia estinto, dopo una lunga
decadenza che lo aveva ridotto a rozza idolatria, in una data che si fa
coincidere con l’editto di Teodosio (380 d. C.), i principi intellettuali che
gli dei rappresentavano, siti al di fuori della dimensione temporale, permangono
nei simboli del tempio massonico. L’esoterista pone l’equazione fra dei delle
tradizioni politeiste scomparse e viventi, attributi divini del linguaggio
teologico ed angeli degli exoterismi monoteisti e, secondo la prospettiva non
dualista propria all’esoterismo autentico, ravvisa in essi gli aspetti
differenti della divinità unica: non qualcosa di esteriore rispetto a sé, ma
degli stati interiori da realizzare. Scrive René Guénon riferendosi a questi
ultimi: “In realtà, gli stati di cui parliamo differiscono dallo stato umano più
di quanto nessun filosofo dell’occidente moderno abbia mai potuto immaginare, ma
tuttavia, e indipendentemente dagli esseri che attualmente li occupano, essi
possono essere realizzati da ogni altro essere, e anche da quello che è un
essere umano in un altro stato della manifestazione;… abbiamo d’altronde già
osservato che tutto ciò che si dice teologicamente degli angeli, può essere
detto degli stati superiori dell’essere, e analogamente, nel simbolismo
astrologico del medio evo i «cieli», e cioè le differenti sfere planetarie e
stellari, non solo rappresentano questi stessi stati, ma anche i gradi
iniziatici ai quali corrisponde la loro realizzazione; ed ancora nella
tradizione indù i Deva e gli Asura rappresentano rispettivamente
gli stati superiori ed inferiori rispetto allo stato umano”.
Il Principio supremo,
simbolizzato massonicamente come «Grande Architetto dell’Universo» e anche come
«Uomo Universale», in loggia è rappresentato dal triangolo dritto posto a
oriente, alle spalle del venerabile, recante inscritto il Tetragramma ebraico o
the all seeing eye, l’occhio che vede tutto. Questo non è un occhio
destro o sinistro, “perché sono in realtà il sole e la luna che corrispondono
rispettivamente all’occhio destro o sinistro dell’Uomo Universale, quando quest’ultimo
s’identifica con il Macrocosmo. Perché il simbolismo sia del tutto corretto,
quest’occhio dovrebbe essere un’occhio ‘frontale’, o ‘centrale’cioè un ‘terzo
occhio’, la cui somiglianza con lo iod colpisce ancor più; ed è
effettivamente quel ‘terzo occhio’, che «vede tutto» nella perfetta simultaneità
dell’eterno presente.”.
Vari simboli presenti in
loggia rappresentano diversi attributi principiali, riconducibili direttamente o
indirettamente a dei del mito greco-romano, come anche di altre tradizioni. Fra
essi solamente tre, e cioè le statue di Minerva, Venere ed Ercole (o anche, come
vedremo nel seguito della tavola, Giunone) sono dei del mito classico; altri
tre, e cioè il sole, la luna e il cielo stellato, sono simboli indirettamente
riconducibili a dei. Rimane, per completare questo elenco, un importante
simbolo-dio non presente nello spazio della loggia ma nel calendario massonico:
Giano bifronte, cristianizzato nei due San Giovanni.
GIANO
Le feste massoniche di San
Giovanni Evangelista e di San Giovanni Battista cadono rispettivamente il 27
dicembre, data prossima al solstizio d’inverno, e il 24 giugno, solstizio
d’estate. Nel medesimi periodi i Collegia Fabrorum, le
organizzazioni di mestiere romane, celebravano la festa di Giano.
Giano è il dio delle porte
(in latino januæ), che chiude e apre (da ciò gli attributi Clusius
– che chiude - e Patulcius - che apre); in riferimento al ciclo
astronomico annuale tali porte non sono altro che le porte del solstizio
d’inverno e d’estate. Egli, come dio che ‘apre’, è il dio degli inizi: in
particolare gli era dedicato il primo mese dell’anno: Januarius.
Rappresentato come bifronte (con una testa che guarda verso lo spazio esterno,
l’altra verso lo spazio interno, oppure, secondo il simbolismo temporale, una
che guarda verso il passato e l’altra verso il futuro), stringe nella destra un
bastone e nella sinistra una chiave.
Il simbolismo della chiave e della porta, insieme alla sua funzione di
protettore degli inizi, mette il dio in stretto rapporto con l’iniziazione e, in
particolare, si può ipotizzare un collegamento con le iniziazioni di mestiere
dell’antichità che, come tutte le iniziazioni di mestiere attenevano all’ambito
dei ‘piccoli misteri’. È anche interessante la sua relazione con la moneta, di
cui, secondo la leggenda, avrebbe introdotto l’uso: l’effigie del dio era
riportata sulle monete romane, e ciò risulta particolarmente interessante perché
nell’antichità la monetazione assumeva un significato spirituale.
Giano avrebbe introdotto anche la pratica della navigazione: ciò rimanda al
simbolismo nautico
IL SOLE
Il simbolo del sole è
collocato in loggia in corrispondenza dell’oratore. È presente nel sole un
elemento di immutabilità che lo rende il riflesso cosmico dell’immutabilità
principiale: mentre lo luna si modifica attraverso le sue fasi, il sole sorge,
culmina e tramonta rimanendo sempre uguale a sé stesso. Il sole non muore al
tramonto ma ‘scende agli inferi’, con una funzione soteriologica, per risorgere
il giorno successivo.
Fra le numerose divinità
solari delle differenti tradizioni, assume un particolare interesse per la
massoneria l’Apollo della tradizione greco-romana. “Apollo, nella teologia
classica dei greci, rappresenta il sole «risplendente», foibos, che col
potere dei suoi raggi può curare e guarire (paieon, asclepios),
che col suo occhio lucente scruta le cose occulte ed è perciò il padre della
mantica, il dio degli oracoli, nei quali si manifesta attraverso i suoi
particolari ministri”.
Questi aspetti, unitamente a quelli di legislatore e interprete delle leggi - il
mito lo pone alle origini della legislazione spartana attraverso Licurgo
,
rendono più stringenti le connessioni della figura di Apollo con la funzione
massonica di ‘oratore’: qust’ultimo è in loggia il custode della Legge Sacra e
la “proiezione” in essa dei grandi misteri. Apollo-sole rappresenta l’intelletto
immanente: egli ordina il caos uccidendo il serpente cosmico Pitone, per poi
costituire a Delfi il più importante centro spirituale di tutta la Grecia. Prima
di compiere tale impresa Apollo era volato su un carro a forma di cigno nel
paese degli Iperborei, sede del centro spirituale supremo, da cui era tornato
per fondare il centro spirituale secondario delfico.
Apollo era il dio dei Pitagorici, l’organizzazione iniziatica che costituisce
la radice più antica della massoneria: il pitagorico Abari, sacerdote iperboreo
di Apollo, viaggiava per il mondo sulla freccia d’oro, simbolo dell’intelletto
immanente.
LA LUNA
Se il sole è il riflesso
cosmico dell’immutabilità principiale la luna, col suo incessante modificarsi
attraverso gli aspetti diversi delle ‘fasi’, è il simbolo del divenire e del
mutamento.
Il simbolo della luna si
trova in loggia in corrispondenza del segretario. La funzionalità iniziatica del
segretario è connessa alla memoria collettiva della loggia, alla quale egli deve
dare una “forma”, mediante la redazione di tavole riepilogative. Attraverso
questa ‘formalizzazione della memoria’, operata dal segretario, si deve passare
per approdare a una nuova fase dei lavori: sia la memoria che l’elaborazione di
forme e il “passaggio” rimandano strettamente al complesso simbolismo lunare
presente, con poche differenze, in tutte le tradizioni nelle differenti deità
lunari, maschili e femminili, come Persefone, Artemide-Diana e il Chandra
vedico.
Mircea Eliade rileva
giustamente che “la radice indoeuropea più antica relativa agli astri è quella
che designa la luna: è la radice me, che da in sanscrito mami,
misuro. La luna è il mezzo di misurazione universale; tutta la terminologia
della luna nelle lingue indoeuropee deriva da questa radice…. Il tempo
controllato e misurato dalle fasi della luna è, dicevamo, un tempo «vivo», si
riferisce sempre a una realtà biocosmica, pioggia o maree, semina o ciclo
mestruale. Sotto l’influenza del ritmo lunare si coordina tutta una serie di
fenomeni dei «piani cosmici» più diversi”.
La radice me, misurare, si amplia in quella sanscrita man,
avente come principale significato «pensare», e da cui derivano i termini
inglesi e tedeschi designanti la luna: moon e mond. Dalla stessa
radice deriva il termine latino mens e il sanscrito manas,
designanti la mente. Questa indagine etimologica ci consente di stabilire una
relazione fra la misurazione, intesa principalmente come misurazione del tempo,
l’attività mentale, comprendente il pensiero discorsivo e analitico, e la luna,
che in questo senso si contrappone, anche se solo apparentemente, al sole inteso
come simbolo dell’intelletto intuitivo e integrativo. Una tale contrapposizione
si risolve unitivamente nel simbolo centrale del triangolo luminoso. Il ternario
triangolo luminoso-sole-luna trova una stretta corrispondenza in quello delle
Sephirot: Kether, Hokmah e Binah della Kabbala.
La luna è un simbolo
strettamente connesso alle funzioni individuali: al pensiero che si svolge nella
temporalità, alla elaborazione di forme immaginali, alla memoria. Strettamente
correlati al simbolismo della luna sono i simboli del divenire ciclico: la
spirale, il serpente, le “acque inferiori” delle possibilità formali.
Secondo la tradizione indù
alla morte del corpo due sono le vie che può percorrere l’uomo: l’ignorante,
giunto alla sfera della luna, deposito della memoria cosmica e luogo
dell’elaborazione delle forme, ricadrà nello stato formale assumendo una nuova
forma individuale e percorrendo cosi «la via dei padri» (pitriyana);
l’iniziato che ha raggiunto la conoscenza supererà la sfera della luna e si
eleverà da lì agli stati sopraformali, percorrendo «la via degli dei » (devayana):
in questo caso la luna sarà una “porta d’immortalità”, e questa possibilità
superiore è simbolizzata dal dio vedico della luna Chandra, che è in
stretta relazione con il Soma, la bevanda d’immortalità.
La concezione di due
itinerari diversi nel post-mortem: l’uno solare percorso dallo gnostico, l’altro
lunare percorso dall’ignorante, era ben nota nelle dottrine sapienziali
dell’antichità greco-romana: “L’uomo, dice Plutarco, conosce due morti: la prima
avviene sulla Terra, presso Demeter, quando il corpo si stacca dal gruppo
psyche-nous e torna polvere (per questo gli ateniesi chiamavano demetrioi
i morti); la seconda avviene nella luna, presso Persefone. Quando la
psyche si stacca dal nous ed è riassorbita nella sostanza lunare,
l‘anima (psyche) resta nella luna, conservando per un certo
tempo i sogni e i ricordi della vita. I giusti si «disseccano» rapidamente; le
anime degli ambiziosi, dei volitivi e degli adoratori del proprio corpo sono
attirate incessantemente verso la terra e il loro riassorbimento esige un
lunghissimo intervallo. Il nous è attirato e accolto dal sole, alla cui
sostanza corrisponde la ragione [più correttamente si sarebbe dovuto dire,
l’intelletto - N.d.R.]. Il processo della nascita avviene in modo inverso; la
luna riceve dal sole il nous, che, germinando in lei, da origine a
un’anima nuova (psiche)”.
IL CIELO STELLATO
Sui soffitti delle logge è
rappresentato il cielo stellato. Gli attributi del dio del cielo stellato si
precisano, ancora meglio che nell’antico dio greco Urano, nel suo corrispondente
vedico Varuna; entrambi i nomi derivano dalla stessa radice indoeuropea var,
«coprire». Nei rituali massonici la «copertura del tempio», che si effettua
all’inizio del rituale, è la prima delimitazione dello spazio sacro rispetto al
mondo profano.
Gli attributi di Varuna “dai
mille occhi” sono la regalità, l’onniscienza, il potere di legare gli uomini
aggiogandoli attraverso vincoli sottili e imperscrutabili: gli uomini temono le
«reti» di Varuna.
Varuna non detiene tanto una regalità intesa in senso temporalistico, quanto i
principi della regalità spirituale. Varuna, come dio del cielo e delle piogge è
anche associato alle acque
che, in questo caso, non sono simbolo delle possibilità formali, come le acque
del simbolismo collegato alla luna, ma delle possibilità sovraformali.
MINERVA, VENERE, ERCOLE
Gli statuti generali della
massoneria scozzese, Oriente di Napoli, 1820, recano: “Le statue di Minerva,
Ercole e Venere, rappresentanti la sapienza, la forza e la bellezza, devono
vedersi nel massonico tempio.
René Guénon mette in
relazione i tre pilastri del tempio, Saggezza, Bellezza e Forza con le tre
shakti, o potenze femminili, della Trimurti indù
Brahma-Vishnu-Shiva. Secondo l’autore la shakti di Vishnu, la dea
Lakshmi, corrisponde alla Bellezza; quella di Brahma, Sarasvati, alla
Saggezza; quella di Shiva, Parvati, alla Forza.
Ciò può apparire
sorprendente, ma ad una verifica constatiamo che Sarasvati, madre dei
Veda, creatrice della lingua sanscrita, patrona delle arti e delle scienze,
presenta gli stessi attributi di saggezza della dea Minerva presente in loggia;
Lakshmi è l’Afrodite indiana che, come Venere-Afrodite, nasce dal mare.
Per quanto attiene a Ercole,
notiamo che il suo nome significa ‘la gloria di Era’, ed è in effetti sotto la
spinta della persecuzione di Era che Ercole, archetipo dell’iniziato, compie le
sue imprese fino alla morte sacrificale e alla trasfigurazione. G. de Castro
sostituisce Ercole con Giunone, costituendo una triade composta da Giunone, la
potenza; Minerva, la sapienza; Venere, la beltà:
la stessa triade del «giudizio di Paride», origine della guerra di Troia.
Giunone-Era non è solo la dea del matrimonio e delle nascite, ma presenta anche
aspetti distruttivi, come quando induce in Ercole la pazzia.
La shakti di Shiva, Parvati, ha degli attributi amorosi e materni, ma
presenta altri due aspetti, quello guerriero di Durga, l’“Inavvicinabile”, e
quello terrifico di Kali, “la Nera”, ornata da una collana di teschi.
Del resto Shiva, lo sposo di
Parvati, appare come dio della distruzione del mondo manifestato e della
“trasformazione”, intesa come passaggio oltre la forma: caratteristiche queste
che lo collegano agli aspetti più alti e delicati della realizzazione iniziatica,
e che lo pongono in relazione col greco-asiatico Dioniso, il dio del superamento
dei limiti umani e della ‘follia’iniziatica. Dioniso, come dio del ‘trascendimento’,
si contrappone apparentemente al dio del ‘limite’ Apollo, ma i due dei, entrambi
presenti nel centro iniziatico delfico, si integrano coi loro aspetti in una
superiore prospettiva unitaria.
CONCLUSIONI
Come abbiamo visto, la
Massoneria ha conservato molti elementi di un patrimonio simbolico antichissimo
ed elevato. Il che ci consente di dire che, nonostante l’attuale apparente
decadenza, essa costituisce ancora una delle forme iniziatiche più vicine,
almeno sul piano del simbolismo, alla Tradizione Unica delle Origini.
Piero
Vitellaro Zuccarello