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Esoterista italiano. Ermetista
e Massone di orientamento "pitagorico", stretto amico di Arturo Reghini,
fu tra i fondatori del Rito Filosofico Italiano. Musicista, durante il
fascismo si traferì in Brasile.
Nato a Scalea (Cosenza) il 10 febbraio
1886 da Giuseppe Armentano e Maria Alario, all'età di quindici anni si
trasferì con la famiglia in Brasile, ove da tempo risiedevano dei parenti.
Qui intraprese lo studio della musica (pianoforte e violino) e frequentò
a São Paulo il circolo dei "Liberi Pensatori". Nel 1905 ritornò in Italia
e si stabilì a Firenze per frequentare il Reale Istituto Musicale. Nel
1907 fu iniziato nella Loggia "Lucifero" del Rito Simbolico Italiano del
Grande Oriente d'Italia dal Venerabile Pietro Mori. Fu in quel periodo
e probabilmente in quell'occasione che conobbe Arturo Reghini, che era
tra i fondatori della Loggia. Si racconta che allora Amedeo Armentano
"affascinava i circoli letterari fiorentini con i suoi astrusi, laconici
ragionamenti sul tempo, sulla mente e sull'anima oltre che con i suoi
poteri psichici". Da allora e per tutta la loro vita tra i due vi fu un
rapporto che la parola "fraternità" descrive in maniera insufficiente.
Il 5 marzo 1909 è promosso Compagno. Il 29 agosto dello stesso anno a
Napoli nasce suo figlio, cui darà il nome di Lorenzo Maia e di cui non
rivelerà mai il nome della madre. Sono gli stessi anni in cui affittò
la Torre sul mare a San Nicola Arcella, a pochi chilometri da Scalea,
affidando il bambino di cui si è assunto la paternità alla nonna Maria
Alario e a una nutrice. Nel 1910 è a Parigi dove fa amicizia con René
Guénon che lo introduce in diversi circoli di intellettuali vicini alla
Massoneria. Il 31 marzo 1911 è promosso al grado di Maestro e continuano
le sue trasferte parigine. A Firenze dà un saggio della sua capacità al
violino in una esecuzione nella casa del Fratello Roberto Assagioli. Su
invito di Eduardo Frosini nel 1912, insieme ad Arturo Reghini, entra a
far parte, con il nome di Ermete Cosentino, del Supremo Consiglio del
Rito Filosofico Italiano, ricevendo il suo massimo grado, il VII, corrispondente
al 33° del Rito Scozzese, con la carica di "Comes Præfectus Inquisitor".
Attraverso la Schola Italica e il Rito Filosofico Italiano vi era il tentativo
di promuovere l'unificazione dei frammentati gruppi massonici, ritornando
alla radici spirituali dell'Arte. Il nome del nuovo Rito richiamava alla
mente da un lato il Rito Filosofico Scozzese, ritenuto avere qualche collegamento
con i Pitagorici britannici, e dall'altro il Rito Simbolico Italiano,
ritenuto in quel periodo troppo orientato alla "politica" e immemore delle
sue autentiche radici italiche. Il Rito è stato descritto come intriso
di elementi pitagorici e gnostici. Nel 1911, con Reghini Armentano riscrisse
gli statuti del rito, disponendo che una copia dei Versi Aurei di Pitagora
dovesse essere presente nel Tempio insieme agli altri utensili rituali.
Assieme a Reghini, fondò diverse nuove Logge. Nel 1913 consacrò a Firenze
il Tempio della L.:. "Hermes", nella sua qualità di Magnifico e Venerabile
Maestro della Scuola Pitagorica. Il 10 maggio è di nuovo a Parigi per
ricevere dall'École Superieure Libre des Sciences Hérmétique il diploma
ad honorem di dottore in ermetismo. Il 15 maggio è la volta del diploma
di professore di filosofia iniziatica della Società Alchemica Italiana.
Aveva solo 27 anni. Nello stesso anno acquista la Torre Talao per farne
un luogo di riunione e soggiorno, di studio e meditazione degli amici
e discepoli, tra i quali il Fratello Giovanni Amendola. Allo scoppio della
I Guerra Mondiale si arruolò come volontario alpino, partendo per il fronte.
Affidò il figlio Lorenzino alle cure di Reghini e della nuova nutrice,
una giovane inglese di nome Myriam Southgate a lui fedelissima. Ottenuto
un periodo di congedo per le sue condizioni di cardiopatico nel 1916 viene
nominato, dal Supremo Consiglio Universale del Rito di Memphis e Mizraim
e dell'Ordine Egiziano Antico e Primitivo, Gran Pontefice - Gran Conservatore
dell'Ordine - Grande Interprete dei Ieroglifici e dei Simboli, delle Tradizioni
e dei Dogmi. Chiamato alle armi anche Reghini, Myriam e il figlio Lorenzo
partono per l'Inghilterra. Su denuncia di Guido Bolaffi, espulso dal Rito
Filosofico, di collusione col nemico, i carabinieri perquisiscono Torre
Talao. Le indagini ebbero come conseguenza l'arresto di Armentano nel
marzo 1918 e la sua carcerazione fino al 16 luglio 1918 quando il Tribunale
militare di Monteleone Calabro (oggi Vibo Valentia) lo mando assolto "per
non aver commesso gli atti a lui imputati". Gli giungono attestati di
giubilo da amici, parenti e discepoli per una sentenza che, sia nello
spirito sia nella forma, non lascia dubbi sulla sua onorabilità e sul
suo amore per l'Italia. Nel 1919 il Rito Filosofico è "sospeso" e nei
primi mesi dell'anno Armentano conclude le trattative per una cooptazione
del gruppo suo e di Reghini nel Rito Scozzese Antico Accettato di Saverio
Fera. Entrerà a far parte del suo Supremo Consiglio col suo grado di 33.
Nel 1921 si reca nuovamente in Brasile da cui ritornerà in Italia sposato
con la nipote sedicenne Giselda Perrone, figlia della sorella Emilia.
Con un fidanzamento brevissimo, il matrimonio di rito civile si celebrò
a Montevideo (Uruguay), dato che per l'impedimento della consanguineità
non fu possibile celebrarlo in Brasile. Il 2 settembre 1922 Giselda, alla
Torre Talao, assistitita dalla contessa Paola Costa Reghini, dà alla luce
una bambina che fu chiamata Maria Emilia Filomena e che non sopravviverà
al primo anno di vita. Il 16 novembre 1923, sempre asssistita dall'amica
contessa, sorella di Reghini, nacque Giuseppe Raffaele Vincenzo. Nello
stesso periodo si occupò dei problemi che angustiavano la Massoneria italiana,
non ultimo una mediazione tra Palazzo Giustiniani e Piazza del Gesù, sollecitatagli
da Raoul Palermi. Il 1923 è l'anno del consolidamento del partito fascista.
Il 18 dicembre, in prossimità del solstizio d'inverno, con Reghini e altri
dà vita al Sodalizio Pitagorico, richiamantesi agli stessi principi della
Schola Italica di dieci anni prima. Le difficoltà con il fascismo aumentarono,
anche a causa di una sua misteriosa attività politica a Roma. Il 3 maggio
1924 ARA - questo era diventato il suo soprannome dall'acrostico simbolico
delle sue iniziali - con la sua famiglia s'imbarcò a Napoli per il Brasile
per un viaggio dal quale non sarebbe più tornato, lasciando in Italia
gli amici e i discepoli che misteriosamente lo venerarono. Lasciando il
sogno della scuola esoterica concepita alla Torre Talao e portando con
sé le delusioni proprie di chi non ha potuto raggiungere gli obiettivi
desiderati. Dal Brasile resterà in corrispondenza con Guénon, sempre e
assiduamente con Arturo Reghini fino alla sua morte nel 1946, con Palermi
che gli affiderà un mandato specifico da svolgere nella Massoneria brasiliana.
Grazie ai risultati soddisfacenti della sua attività commerciale - uno
zuccherificio di cui erano proprietari i Perrone - contribuì all'uscita
delle rivista Atanòr nel 1924 e Ignis nel 1925 in Italia. Nel 1926 la
L.:. "Giuseppe Petroni" all'Oriente di São Paulo, composta da elementi
della comunità italiana, gli scrisse che sarebbe stata onorata di una
sua partecipazione ai loro lavori. Due anni dopo è chiamato a rappresentare
nel Supremo Consiglio della Massoneria brasiliana numerose Logge. Intanto
nel febbraio 1927 aveva stabilizzato la sua posizione a São Paulo con
la nomina di Professore al Conservatorio Drammatico e Musicale di questa
città, dedicandosi all'insegnamento e all'attività massonica e giornalistica.
Tra le sue composizioni musicali, tutte composte in Brasile e tutte pubblicate
e distribuite dalla Casa Ricordi: "Preludio", "Kroton", "Pensando a Napoli"
(1927), "Scherzetto tragico" (1929) e "Cavaleiros de Malta" (1961).
Nell'agosto 1932 gli nasce l'ultimo
figlio, Antonio Rocco e nel 1936 ottenne la cittadinanza brasiliana. Durante
la II Guerra Mondiale, come tanti italiani residenti in Brasile, considerati
soggetti pericolosi per la sicurezza della nazione, nel 1942 perderà il
posto nel Conservatorio. Nel 1946 la morte di Reghini lo lasciò affranto
e abbattutto, quasi si fosse reciso l'anello, forse il più prezioso, che
lo legava al passato e l'anno dopo comincio a pensare alla vendita di
Torre Talao, che risultò durante gli eventi bellici e post-bellici scaccheggiata
di tutti i suoi arredi e che soltanto nel 1961 riuscì a vendere. Nel 1959
gli fu conferita la decorazione di Commendatore del Sovrano Ordine Militare
di Malta e in un secondo momento compose l'Inno ufficiale dell'Ordine.
L'unico contatto che ebbe col mondo esterno negli ultimi anni che precedettero
la morte era il prezzo delle sigarette Minister che fumava una dietro
l'altra. Per il resto passava le sue giornate chiuso nello studio, passeggiando
nella stanza meditabondo e silenzioso. Il 14 settembre 1966, già prossimo
all'età di 81 anni, serenamente diede l'ultimo respiro.
Amedeo Armentano è conosciuto
negli ambienti degli studiosi di esoterismo come redattore della rivista
Atanòr e come autore delle "Massime di Scienza Iniziatica" apparse nel
1924 sulla medesima rivista e nel 1925 su Ignis col commento di Arturo
Reghini. Le "Massime di Scienza Iniziatica", con i commenti di Arturo
Reghini e Angelo R. De Masi e altro documentazione, sono state ripubblicate
precedute da ampi studi introduttivi a cura di Roberto Sestito (Ancona,
Casa Editrice IGNIS, 1992).
Amedeo Armentano, sebbene meno
noto, può essere considerato, assieme a Leone Caetani, allo stesso Arturo
Reghini, Guido de Giorgio, Giuliano Kremmerz e Julius Evola, tra le figure-chiave
della rinascita di quello che troppo sbrigativamente e spesso con accezione
negativa viene chiamato neo-paganesimo. Uomini che con la propria attitudine
ed impegno hanno reso possibile la pubblicazione di opere dello Spirito
alle quali dedicarono la vita, spesso introvabili, inedite e poco gradite
a certo potere politico-culturale inerenti la scienza del sacro che in
Italia, al di là delle mistificazioni e delle note ricette per improbabili
apprendisti, trovarono in quei tempi una fulgida e radiosa luce di realizzazione.
Oltre quindi i vari dissidi od incomprensioni che successivamente segnarono
anche le varie personalità è importante cogliere il messaggio d'insieme,
la fiaccola mai spenta della più profonda natura dell'uomo, una luce nella
sua intima essenza immateriale che si espresse in quei "viandanti dell'anima"
che diedero vita a riviste quali Atanòr, Ignis, Ur nelle quali mirabilmente
può cogliersi non solo la straordinaria vitalità culturale di singole
individualità ma principalmente quel fornello alchemico sotto la cui brace
ancor cova un fuoco di conoscenza mai sopito e mai spento. Sarà d'obbligo
qui ricordare un brano della sua allocuzione inaugurale della L.:. "Hermes"
( di Rito Simbolico Italiano) di Firenze: "… l'aquila nostra dovrà (quando
i maestri occulti dei quali noi non siamo che i fedeli adepti, lo vorranno)
spiccare il volo e portare ovunque viva un essere umano la grande parola
che il nome di Roma racchiude: AMOR".
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